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Le grotte laviche di Catania

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Il sottosuolo della periferia settentronale della città è perforato come una groviera. Le cavità più importanti sono dislocate nei quartieri di Canalicchio, Barriera e San Giovanni Galermo.
Lungo la Circonvallazione e il quartere di Canalicchio, nel raggio di 300 metri, sono dislocate numerose cavità laviche.
Nel cortile del Seminario arcivescovile, nelle lave dell’eruzione del 122 a.C., vi è l’ingresso di una cavità scoperta nell’immediato dopoguerra, durante gli sbancamenti lavici effettuati per la costruzione del Seminario: la Grotta Nuovalucello I. E’ una bella galleria di scorrimento lavico che si sviluppa per quasi 200 metri, presenta numerose stalattiti da rifusione, mensole laterali e tratti di pavimento di lave a corde; la cavità fu scoperta nel 1945, ma fu esplorata compiutamente soltanto dieci anni dopo: si scoprì che custodiva reperti ceramici, utensili di selce e ossa umane risalenti all’età del bronzo antico (circa quattromila anni fa).

Nel 1990, in via Liardo (traversa di via Leucatia), è stata scoperta la Grotta Petralia, la più grande galleria di scorrimento lavico situata a una quota così bassa. Si sviluppa, per oltre 600 metri sotto le vie Liardo, Leucatia e De Logu.
Gli speleologi del Cse e gli archeologi della Soprintendenza nel 1990, la esplorarono per la prima volta: la cavità è ricca di testimonianze millenarie soprattutto dell’età del Bronzo antico, quali vasi, sepolture con scheletri umani, recinti, utensili.

Nella borgata di San Giovanni Galermo si aprono molte cavità naturali, anch’esse utilizzate come ricovero antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Tra queste citiamo: la lunga Grotta Marrano, in gran parte distrutta durante i lavori di costruzione della tangenziale per Misterbianco, la Grotta della Chiesa, galleria di scorrimento lavico preistorica lunga 80 metri e di grande interesse naturalistico, archeologico, religioso, folclorico. S’accede alla cavità da via Calvario, da un cancello di ferro montato su due pilastrini in pietra lavica datati e una spettacolare scalinata, anch’essa in pietra lavica, che conduce nell’ampia sala d’ingresso, dove, ogni anno, il 24 Giugno, festa di San Giovanni Battista, vi si celebravano riti religiosi, canti e balli.
Narra una leggenda che in questa gran caverna abbia trovato dimora San Giovanni, che avrebbe utilizzato come lettuccio una lastra lavica situata in fondo alla cavità.
Altra leggenda narra che la grotta era ritenuta la porta dell’Ade, da cui sarebbe uscito su un carro trainato da veloci cavalli bianchi il dio Plutone per rapire la bella figlia di Cerere, Proserpina.

Aristide Tomasino
Articolo pubblicato sul blog di Etna ‘ngeniusa

 

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